Un nuovo sistema di imaging, frutto della combinazione di risonanza magnetica (MRI) e ultrasuoni, può consentire un minor numero di biopsie e migliori decisioni sul trattamento dei pazienti affetti da cancro della prostata.
La tecnologia, chiamata UroNav ®, fonde le immagini da risonanza magnetica e ultrasuoni per creare una vista tridimensionale dettagliata della prostata. Questo sistema di imaging aiuta i medici a eseguire biopsie con più precisione e facilita il rilevamento del cancro alla prostata. La metodica, frutto di un decennio di ricerca e sviluppo, è stata inizialmente sperimentata dallo statunitense National Cancer Institute.

Oggi altri centri in USA stanno esaminando i risultati preliminari di questa metodica. Secondo il dottor Gopal Gupta, del Loyola University Medical Center, in Illinois, la nuova tecnica «sta rivoluzionando il modo in cui diagnostichiamo il cancro alla prostata e prendiamo decisioni di trattamento».

Quando c’è il sospetto di cancro alla prostata in base alle analisi del sangue e all’esame rettale digitale, la procedura diagnostica prevede una biopsia della prostata. Ciò comporta l’uso di un ago in diverse zone della prostata ma questo metodo tradizionale può mancare il tumore. Di conseguenza il medico può erroneamente ritenere che il paziente non ha il cancro oppure eseguirà una o più biopsie supplementari per trovare il tumore sospetto.

Con il nuovo metodo, il paziente viene sottoposto ad un esame di risonanza magnetica prima di subire una biopsia. La risonanza magnetica può rilevare le lesioni nella prostata sospette di essere cancerogene. Durante la biopsia, l’immagine della risonanza viene combinata con quella ecografica. Il sistema consente di guidare l’ago bioptico sulle lesioni rilevate dalla risonanza, consentendo significativamente meno biopsie.

Rispetto alle tradizionali tecniche di biopsia che campionano a caso la prostata, la nuova tecnologia aiuta i medici ad evitare il mancato rilievo di tumori difficili da trovare e spesso aggressivi. Per Gupta «Ciò potenzialmente contribuirà a fornire maggiore certezza circa l’entità e l’aggressività della malattia. E potrebbe consentire ai pazienti di evitare la ripetizione di molteplici e inutili biopsie prostatiche».

Le biopsie tradizionali possono mancare di precisione, ha affermato Gupta, e questo può comportare terapie eccessive o non sufficientemente efficaci. Ad esempio, se la biopsia non identifica un tumore aggressivo, il paziente può essere sotto-trattato. Al contrario, un paziente può essere avviato all’intervento chirurgico o alla radioterapia per un tumore che probabilmente crescerebbe troppo lentamente per metterlo in pericolo durante il resto della sua vita.

Le iniziali impressioni su queste tecnologie di imaging all’avanguardia e le biopsie guidate dalla nuova tecnica appaiono quindi positive: consentiranno a medici e pazienti di optare più efficacemente per la sorveglianza attiva, se del caso; miglioreranno la cura del paziente consentendo di individuare e caratterizzare le anomalie nelle fasi più precoci possibili; consentiranno una migliore comprensione della diffusione del tumore e dell’efficacia di un trattamento.

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